Chissà mai perché, tanti anni fa mi è entrata una domanda nella mente: “Cos’è un sistema?” e non è più uscita. Continua da allora a girare e rigirare muovendomi verso la cibernetica e verso l’epistemologia della complessità. Paroloni che non fanno giustizia a quanto di più attuale, vivo e stimolante possa esserci nel pensiero scientifico ed umanistico moderno. E con quali conseguenze pratiche! Persino nella vita di tutti i giorni. Ecco qualche parola chiave per capire subito di che cosa sto parlando:
retroazione, non-linearità, legge di potenza, legge del piccolo mondo, frattale, crisi, contraddizione, rapporto osservato – osservatore, incertezza.
Il cavolo romanesco, che vedi nella foto qui vicino, rappresenta molto bene la complessità. È, infatti, un’immagine che rimanda alla natura e che mette in evidenza il concetto di autosomiglianza. In matematica, le figure generate per autosomiglianza sono dette frattali perché la loro dimensione è un numero frazionario.
Il pensiero della complessità è sfarfallato dalla cibernetica: si è sviluppato molto rapidamente più o meno allo stesso tempo in tutte le branche del sapere, sia scienze esatte che umane e sociali. La sua trasversalità è uno degli aspetti più entusiasmanti: un concetto si forma studiando la sincronizzazione delle lucciole e poi te lo ritrovi nella teoria del campo elettromagnetico. Ora, se ritrovi gli stessi schemi cambiando branca del sapere, non puoi che concludere che gli schemi sono determinati dall’osservatore. Se questo succede per tutti, non solo per te, vuol dire che tutti possediamo questi schemi. Se ne deduce che la comprensione della prospettiva della complessità sta in una raccolta di schemi basati sui meccanismi della mente umana.
Guardo, studio e misuro la realtà e finisco per conoscere me stesso. E viceversa.
La complessità, ci dice il buon senso, può essere però anche stressante. Il mio collegamico Nicola Zuliani (https://www.nizu.it) del gruppo ORA (https://www.ora.help) mi ha intervistato sull’argomento.