• “La rivoluzione olonica”, un libro che unisce due mondi che credevo separati dell’abisso

    [Tempo di lettura: < 1 minuto]

    Devo dare massimo voto, giocoforza, a questo libro nonostante il fraseggio non sia entusiasmante perché ha qualcosa di unico: riesce a trasportare nell’universo del Pensiero della Complessità qualcosa che non avrei mai pensato di trovarci: la contabilità. Essendo io diplomato Ragioniere e Perito Commerciale, conosco bene la partita doppia e, credimi, sono riuscito a fatica a rileggerla dal punto di vista del matematico e dell’informatico che sono divenuto.

    Un’altra cosa molto importante: ho fatto mio lo schema: “funzione / funzionamento / funzionalità / collocazione” illustrato in questo libro, a tal punto da utilizzarlo regolarmente ogni volta che devo definire un sistema, in fase di analisi o di progettazione.

  • “Auto-organizzazioni”: divertente ma nel senso profondo del termine

    [Tempo di lettura: < 1 minuto]

    Ci crederesti che ci si può divertire in modo profondo? Linguaggio frizzante, idee estremamente interessanti, casistica di tutto rispetto… È un libro che ti porta a cambiare modo di vedere le cose facendo solletico tuo cervello. Se uno leggesse le conclusioni prima di capire come ci si è arrivati stenterebbe a credere che si tratta di descrizioni di situazioni concrete e non di teorie. Vedasi per esempio le aziende senza gerarchia.

  • “Complessità e modelli”: tra i miei libri, il più ricco

    [Tempo di lettura: < 1 minuto]

    Sicuramente una lettura impegnativa. Non tanto per il linguaggio, relativamente piano, quanto per la grande dovizia di conoscenze raccolte in un unico volume sul tema del pensiero complesso.

    È stato per me emozionante scoprilo, specie quando ho capito che si tratta di un testo nato ed usato in ambiente universitario. Fino a quel momento, non avevo concepito l’idea che l’argomento che da tanti anni m’aveva affascinato era diventato oggetto diffuso di riflessione nel mondo scientifico.

    Devo ammettere che giunto alla dinamica dei fluidi ho deciso di sospendere momentaneamente la lettura ma il motivo non sta nel libro in sé, anzi! Il punto è che vorrei abbozzare una teoria formale sintetica dei fluidi prima di confrontarmi con ciò che scoprirò nei prossimi capitoli.

    Dunque questa recensione verrà sicuramente aggiornata tra qualche tempo.

  • Dati, comunicazioni, informazioni e conoscenze

    [Tempo di lettura: 2 minuti]

    Un dato è qualcosa da prendere così com’è

    Di per sé non dice nulla, come minimo serve un contesto. Spesso è importante anche sapere come è stato ottenuto. Per esempio, un dato sperimentale ha una precisione; se un dato statistico è stato ottenuto da un procedimento che passa per il campionamento, è importante conoscere quest’ultimo. I dati da soli difficilmente bastano, di solito servono meta-dati.

    Una comunicazione è un dato condiviso

    Se due interlocutori condividono il contesto, possono condividere dati. A volte dimentichiamo che la comunicazione richiede controllo. Una volta inviato un dato attraverso un canale, non è detto che la comunicazione sia andata a buon fine. Per esserne sicuri, serve una reazione da parte dell’interlocutore, un dato inerente il processo di comunicazione: un meta-dato.

    Un’informazione è un dato interpretato

    Alcuni dati interconnessi in un quadro interpretativo costituiscono informazione. Informarsi, significa introiettare, modificare la propria rappresentazione interna del mondo esterno o di sé. A volte ci si chiede come un certo dato sia stato interpretato. Questo presuppone che il quadro interpretativo sia almeno in parte condiviso e la domanda si può parafrasare così: “chissà come è stato rappresentato internamente il dato e come tale rappresentazione sia stata integrata nella rappresentazione interna complessiva”.

    Una conoscenza è un’informazione consolidata

    Se interagiamo con un sistema più volte rilevando con regolarità certi comportamenti, concludiamo che tale sistema ha una certa caratteristica ed immaginiamo come sia strutturato e come funzioni in modo da esprimere tale caratteristica. Pensiamo per esempio ad un dado da gioco truccato. La conoscenza del dado richiede vari lanci e, dopo ciascun lancio, il dato rappresentato dalla faccia selezionata dovrà essere integrato, collegato con i dati degli altri lanci, sintetizzato quantitativamente. Di ciascun lancio, non interessano i dettagli come la durata o la rotazione rispetto all’asse verticale ma solo il numero impresso nella facciata che si presenta come superiore al termine del lancio, quando il dado si ferma.

  • Servizi software per tracciare in modo sicuro

    [Tempo di lettura: 4 minuti]

    Ti propongo di utilizzare un servizio software per aiutarti a tener traccia di pensieri, dati, eventi… per lungo tempo, in modo semplice, per poi condividerli o rivederli da cellulare, da tablet o da computer, sincronizzati automaticamente.

    Qui di seguito trovi un’analisi comparativa tra le 2 soluzioni che preferisco.

    Generalità

    Funzione

    La funzione principale di un servizio software per prender note è quello di consentirti di segnare brevi appunti, sfruttando il più possibile le caratteristiche del dispositivo che stai usando ed i dati di contesto, per successivi trattamenti.

    Funzionamento

    In tutti i casi, il servizio utilizza una memoria o storage, cioè delle risorse informatiche in cui depositare le informazioni raccolte attraverso l’interfaccia con l’utente.

    La memoria può risiedere solo in un dispositivo oppure essere propagata da un dispositivo all’altro, con un sistema centrale di riferimento.

    Il sistema usato per la raccolta dati (es. cellulare) è in grado di sfruttare dati di contesto: chi sei tu, che ore sono, dove ti trovi (geolocalizzazione su cellulari), in modo da rendere l’informazione più completa ed utilizzabile anche a distanza di anni.

    Funzionalità

    Collocazione
    L’app si installa su tutti i tuoi dispositivi: cellulari, tablet e computer.

    Si colloca nella tua vita quotidiana, in tutti i suoi ambiti: privato, lavorativo, associativo etc. Negli anni, tende a diventare una sorta di partner.

    Grazie all’allineamento automatico tra i vari dispositivi, ti segue ovunque.

    Joplin

    Metto Joplin per prima soluzione perché la preferisco ma farò continui riferimenti alla seconda (Evernote) perché Joplin nasce come alternativa ad Evernote per chi ha maggiori esigenze di sicurezza.

    Due sono le caratteristiche di Joplin su cui faccio un rapidissimo cenno: architettura software ed architettura sistemistica.

    [Sincronizzazione:] catturata una nota su cellulare, questa viene inserita nella memoria locale ma poi è possibile accedere alla stessa nota da altri dispositivi perché la memoria locale viene automaticamente allineata con una memoria centrale posta nell’internet con le dovute protezioni.
    [Trasmissione sicura:] la comunicazione tra aggeggio usato per accedere alle note e sistema centrale è protetta da crittografia, per cui nessuno, neppure i dipendenti dell’azienda che gestisce il sistema centrale, può intercettare messaggi comprensibili.
    [Uso del contesto:] tu ti concentri sul contenuto ma il cellulare traccia data, autore e geolocalizza la nota.
    [Esportazione:] possibilità di portare le note all’esterno dell’applicazione in formato utilizzabile da altri software, magari formato standard come PDF.
    [Multimedialità:] possibilità di registrare note vocali, fotografie, appunti digitati, appunti dettati.
    [Riconoscimento di forme e caratteri:] trasformazione automatica di segni a mano libera ottenuti da scansione o foto o tracciando su schermo con dito o pennino, in caratteri o forme (quadrati, triangoli etc.).
    [Etichette e categorie:] strumenti per organizzare semanticamente le note e ritrovarle in base ai propri ambiti, fili logici etc.
    [Lista di cose da fare:] aiuto a redigere note in forma di lista di voci che si possono poi spuntare, in modo da tracciare velocemente le attività previste e quelle svolte.

    [Architettura software:] non entro nel dettaglio ma semplicemente menziono il fatto che è Open Source. Questo la rende intrinsecamente più sicura di Evernote perché tutti possono esaminare il codice sorgente di programmazione e trovare errori o violazioni della riservatezza. Se vuoi comprare una casa e ti dicono che è sicura ma non ti danno gli schemi del sistema di allarme devi basarti solo sulla fiducia anziché sulla fiducia e su dati oggettivi.
    [Architettura sistemistica:] la memoria centrale di Joplin è a tuo carico, non se ne occupa l’organizzazione che mette il software a disposizione. Dunque non c’è modo per i dipendenti di Joplin di accedere ai tuoi contenuti. Evernote, invece, utilizza propri server per raccogliere i dati degli utenti. Sono crittografati, teoricamente, ma il software non è Open Source, quindi possiamo solo fidarci.

    Naturalmente il fatto che serva predisporsi una propria memoria centrale complica leggermente le cose, ma davvero poco: puoi usare Google Drive, Dropbox, NextCloud etc. Basta inserire i codici di accesso nell’app Joplin.

    Vorrei sottolineare la possibilità di usare NextCloud: se ti preparo un serverino su internet con questo software, spendi poche decine di euro all’anno ma hai qualche decina di GB di spazio tutto tuo per memorizzare file che puoi accedere da qualunque dispositivo. Accoppiare NextCloud e Joplin secondo me è un’ottima soluzione per chi non ama che i propri dati siano sparpagliati nel cloud ma nel contempo apprezza la capacità del cloud di resistere nel lungo periodo.

    Evernote

    L’applicazione su cellulare / tablet si può proteggere con un passcode, cioè una sequenza segreta di 4 “tocchi”. (In un’altra email vi proporrò un’altra soluzione molto più recente e con molti meno utenti ma con architettura più sicura: Joplin. Qui di seguito, vi parlo solo di Evernote.)

    Se utilizzate tutti questa app, poi è facile condividere queste note sempre mantenendo la riservatezza. Se non la utilizzate tutti, chi la usa può comunque condividere facilmente con gli altri trasferendo con un tocco il contenuto di una nota su messaggio emaili  o whatsapp.

    Qualche volta email e whatsapp non vanno bene. Per esempio, se sono alla guida, posso impartire il comando vocale “OK, Google! Prendi nota su Evernote” o analoga per iPhone e dettare una nota, per esempio: “Ho visto Pippo a spasso con Paperina” (data ed ora, nonché luogo vengono automaticamente registrate da Evernote). La condividerò successivamente magari dopo aver corretto le inevitabili imprecisioni e lacune che si commettono quando si è alla guida. Ma almeno ho fissato un appuntino, cosa che certamente non farei se dovessi usare direttamente l’email, specie su questioni delicate.

    All’attivo, Evernote ha oltre 80 milioni di utenti ed una storia di 16 anni, dati che la rendono un’app molto affidabile.

    Il passcode, una volta impostato, protegge Evernote anche se vi prendono il cellulare. Ha anche un tempo di scadenza regolabile. Se per esempio lo impostate a 1 minuto, se chiudete l’app e non la riaprite prima di 1 minuto allora dovrete ri-digitare il codice. Ciò che inserite via cellulare poi ve lo trovate su PC e viceversa, perché le note sono automaticamente sincronizzate. Se perdete il cellulare, non perdete le note. Io ho un account ripreso a distanza di 8 anni e dentro c’è ancora tutto.

    Conclusioni

    Perché Joplin è da preferire ad Evernote

    OpenSource, quindi intrinsecamente più sicuro.
    Usa come “deposito” un sistema che ti devi organizzare tu anziché quello di un’altra azienda, quindi intrinsecamente più sicuro.

    Perché Evernote è da preferire a Joplin

    Storia lunga ed enorme quantità di utenti e di installazioni, quindi più affidabile.
    Installi solo Evernote, quindi più semplice.