• Informazione e conoscenza in divenire

    Informazione e conoscenza in divenire

    [Tempo di lettura: 4 minuti]

    Nei progetti di cambiamento delle organizzazioni, nelle aule dei tribunali, nella ricerca scientifica, nei luoghi della politica… la verità costruita insieme è alla base delle decisioni. I dati sono più utili quanto più vengono correlati con altri, integrando i vari punti di vista. In questo senso, non esistono in linea di principio dati esatti ma dati più o meno circostanziati, attendibili, compatibili con i vincoli stabiliti.

    Costruire verità componendo tasselli

    Quando trattiamo informazione e conoscenza in divenire, formuliamo delle ipotesi o degli scenari ipotetici ed immaginiamo il loro evolversi o lo simuliamo con sistemi simbolici o informatici.

    Se ci accorgiamo che gli scenari ipotizzabili sono troppi o conducono a conseguenze troppo diverse tra loro, sentiamo il bisogno di acquisire altre informazioni, altri tasselli del puzzle che si sta via via componendo.

    Talvolta, le competenze necessarie sono troppe e non c’è il tempo utile per acquisirle, e ci rivolgiamo a chi ne sa di più. Ogni volta che andiamo dal medico o che ci rivolgiamo ad un altro consulente per avere una sua valutazione, dobbiamo ovviamente prima condividere con questa figura ciò che sappiamo. Poi entra in gioco il consulente ed ecco che i punti di vista sono diventati due, i vincoli sul sistema da modellare sono aumentati, gli scenari ipotetici si sono sfrondati e riusciamo anche a prevederne più accuratamente la loro evoluzione.

    In aggiunta, o, se non c’è possibilità di coinvolgere un consulente, in sostituzione, è utile confrontarsi con un nostro pari, che potrebbe non saperne di più ma sicuramente ha un’esperienza ed una sensibilità propri. Le modalità di coinvolgimento sono simili, come pure i risultati ottenuti. La differenza è che più questa persona ci è vicina e più sono le informazioni di contesto già condivise. Sull’effettiva utilità del confronto con un pari nel recuperare informazione e conoscenza in divenire, le aspettative sono naturalmente minori. Non è però opportuno sottovalutarle: addirittura, spesso gli esperti apprezzano l’apporto degli “incompetenti” anche solo per le questioni che sollevano o perché mettono in evidenza aspetti che l’esperto considerava scontati.

    Quando si trattano informazione e conoscenza in divenire, l’unione fa la forza!

    Osservare sistemi che cambiano nel tempo

    Mentre siamo al lavoro sulla costruzione del nostro modello mentale o matematico o informatico, mentre in nostri ingranaggi cerebrali sferragliano e neuroni e bit lampeggiano, non è detto che il sistema da modellare resti immutato, in attesa che noi possiamo trarre le conclusioni o fare qualche altra osservazione. Ci sono addirittura situazioni in cui è l’atto stesso di rilevare e misurare ad interferire con l’evoluzione di ciò che si vorrebbe osservare. Si pensi alla somministrazione di un questionario ad una persona o alla determinazione di velocità e posizione di una particella subatomica.

    Come consulente informatico, per me, lavorare con informazione e conoscenza in divenire è la norma! Si fanno riunioni per definire come sarà una certa interfaccia utente, quali sono i dati da trattare, quali gli obiettivi, eccetera eccetera. Si comincia a sviluppare il software e si fa vedere qualche bozza al committente, la cui immaginazione viene stimolata verso una maggiore consapevolezza.

    Mentre il cantiere informatico è in pieno svolgimento, le specifiche possono cambiare, portando a rilavorazioni. Il fatto è che, per i non addetti ai lavori, immaginare un percorso di trattamento dati tramite strumenti informatici è difficile. Quando si vedono le prime schermate funzionare, le “celluline grige” ricevono stimoli creativi. È normale che si cambi idea.

    Questo schema è trasversale rispetto alle varie discipline, non è specifico dell’ambito informatico. Per fare un altro esempio, si consideri il piano alimentare prodotto da un nutrizionista o dietologo: gli effetti di variazioni dell’alimentazione su un sistema complesso, com’è quello del mio corpo, sono difficili da prevedere ed è più efficace assestare il piano alimentare a mano a mano che emergono discrepanze tra effetti previsti ed effetti rilevati.

    Conviene accogliere la prospettiva che ci saranno modifiche in corso d’opera ed organizzare apposite sessioni di approfondimento d’analisi ed affinamento del modello. Le attività da svolgere non possono che essere precisate cammin facendo. Di conseguenza, anche l’offerta economica dovrà essere precisata in itinere.

    La complessità va abbracciata.

    Verità inconoscibile, rischi ed opportunità

    Quando si sta elaborando informazione e conoscenza in divenire, può capitare che una parte della verità risulti definitivamente sfuggente. Ecco qualche esempio:

    • assoluzione per insufficienza di prove:
    • impossibilità di conoscere con precisione contemporaneamente velocità e posizione di una particella;
    • iniziare a sviluppare un sistema software senza sapere quali saranno le effettive necessità degli utenti, in futuro;
    • un’improvvisa inversione di una tendenza di mercato, proprio nel settore principale della nostra azienda.

    Ci tocca accettare il fatto di non essere onniscenti e di dover comunque prendere decisioni ed andare avanti. Ogniqualvolta lo facciamo, ci assumiamo rischi ed opportunità, cioè sappiamo che il sistema che ci siamo mentalmente rappresentati potrà evolversi in vario modo, più o meno favorevole.

    Compiere un’analisi dei rischi e delle opportunità consiste essenzialmente nell’identificare e misurare i nessi causali tra eventi inerenti il sistema osservato. Particolarmente utile è focalizzarsi sui percorsi circolari, cioè retroattivi, e cercare di capire se tendono all’equilibrio o all’esplosione. Queste sorgenti di complessità e disordine sono solitamente proprio

    Rappresentare informazione e conoscenza in divenire

    L’informatica ci consente di superare un tradizionale limite dei modelli matematici entrando nel mondo della simulazione. Per esempio, la chimica computazionale consente di progettare molecole al computer, accelerando a dismisura il processo di ricerca e sviluppo. Per fare un altro esempio, il web-to-rendering, analogo al “web-to-print“, consente di produrre immagini tridimensionali foto-realistiche a supporto di processi decisionali. In qualche senso, questo consente di fruire già di un prodotto sebbene ancora non esista. Per rappresentare processi aziendali progressivamente, ci si può avvalere di strumenti come Connexio.

    1=0,9999….?

    Per concludere questo percorso, vorrei portare l’attenzione del lettore sul fatto matematico che 1 è uguale a “0,999…”. L’uguaglianza si può dimostrare a partire dal fatto che “0,999…” è 0,9 + 0,09 + 0,009 +… ovvero che 0,999… è 9/10 + 9/100 + 9/1000 +…. Attingendo all’analisi matematica, si può applicare la formula per la somma delle serie geometrica, cioè una serie in cui si mantiene costante il rapporto tra un termine ed il successivo, si può concludere quanto affermato.

    Si noti però che questa uguaglianza è di natura topologica. Algebricamente non è per nulla scontato. Ed ora apriamo una finestra sulla complessità. Notiamo che 0,999… indica una procedura iterativa divergente, cioè senza fine:

    1. scrivi zero;
    2. scrivi virgola;
    3. scrivi nove;
    4. torna al passo precedente.

    La procedura è impraticabile, proprio perché è senza fine. Quindi se noi cercassimo di sostituire 1 con 0,999… in un qualunque calcolo matematico, lo renderemmo inconcludente!

  • Esempio reale di progetto di cambiamento in ambito commerciale

    Esempio reale di progetto di cambiamento in ambito commerciale

    [Tempo di lettura: 3 minuti]

    Esempio tratto da un reale cantiere di trasformazione digitale di un’azienda commerciale del settore edile

    Premesse

    Il contesto è quello di un’azienda che si occupa di commercio all’ingrosso e al minuto di laterizi, calce, manufatti e materiali plastici per l’edilizia, ferramenta in genere e di articoli casalinghi; produzione attrezzi vari per l’edilizia e profili plastici.

    Il programma gestionale è stato sviluppato internamente ed anticamente da una figura apicale e, dalla stessa persona, costantemente adeguato alle esigenze aziendali.

    Recentemente si è deciso di predisporre un sistema di raccolta ordini, da mettere a disposizione della rete commerciale, basato su tablet ed un sito di e-commerce B2B da allestire e da integrare con l’antico gestionale.

    Per costruire il modello da attuare a livello sistemistico e di sviluppo software da un lato e comprensibile da parte di un decisore senza competenze tecniche aggiornate dall’altra, si può ragionare in termini di procedure aziendali e di casi d’uso.

    La mia versione di queste analisi prevede l’allestimento di una piccola banca dati. Il resto del presente testo la descrive sommariamente. Prima di addentrarci nella sua esplorazione, vorrei solo precisare che è nata componendo riflessioni su: ontologie formali, UML e knowledge management per mPMI.

    Prospettiva “business”

    Questa prospettiva è quella comprensibile per le persone dell’azienda ma che sistemisti e programmatori potrebbero interpretare in vario modo. Chi si occupa di analizzare e progettare ha il compito di assicurare la comprensione degli obiettivi progettuali da parte di chi dovrà attuare il progetto informatico, nel nostro esempio reale di progetto di cambiamento in ambito commerciale.

    Processi aziendali

    Processi e sotto-processi aziendali sono tipici:

    • processo di produzione, di gestione del magazzino e di logistica;
    • processo di amministrazione;
    • processo di commercializzazione;
    • processo decisionale.

    Unità organizzative (business unit)

    • Direzione
    • Amministrazione
    • Produzione (nella sede centrale)
    • Magazzino e logistica sede centrale
    • Magazzino e logistica sede secondaria
    • Addetti alle vendite nella sede centrale
    • Addetti alle vendite nella sede secondaria
    • Agenti

    Figure professionali

    • Dirigente
    • Addetto amministrativo
    • Addetto commerciale
    • Agente di commercio
    • Magazziniere
    • Tecnico di produzione
    • Trasportatore

    Tipi di documento

    • Catalogo
    • Schede tecniche dei prodotti
    • Schede anagrafiche di clienti e fornitori
    • Situazione economico-finanziaria del cliente
    • Offerta
    • Ordine di vendita
    • Ordine di acquisto
    • Fattura
    • Documento di trasporto
    • Situazione di magazzino
    • Distinta di cassa
    • Etichette con codici a barre
    • Piano visite commerciali
    • Budget vendite

    Procedure aziendali

    • Contrattazione
    • Gestione del fabbisogno e pianificazione della produzione e degli acquisti
    • Pianificazione commerciale
    • Pianificazione delle consegne
    • Raccolta ordini
    • Contabilizzazione
    • Vendita al banco

    Altri concetti rilevanti

    Prospettiva “system”

    Questa è la prospettiva chiara e comprensibile a sviluppatori software ed a sistemisti, ma che il personale dell’azienda cliente fatica ad adottare in quanto sono richieste competenze specifiche nell’esempio reale di progetto di cambiamento in ambito commerciale di cui ci stiamo occupando.

    Se il cantiere non fosse informatico bensì, per esempio, commerciale o finanziario o relativo alla gestione delle risorse umane, sarebbero coinvolti esperti del corrispondente settore e si dovrebbe comunque predisporre un modello specifico. In caso di più cantieri, la prospettiva business fungerebbe da “minimo comune multiplo” e veicolerebbe l’integrazione tra i modelli settoriali.

    Al termine della lettura di questa sezione, se si è letta la precedente, si potrà rimanere sorpresi dalla stretta analogia tra le due prospettive. Non ci si lasci però tentare di pensare che la seconda sia una decomposizione della prima.

    La situazione è quella di chi sta viaggiando in mongolfiera e si dispone all’atterraggio. Dall’alto, il panorama ha una struttura ben diversa da quella che si vede quando finalmente si rimette piede a terra, cogliendo interconnessioni e collegamenti tra elementi del paesaggio che dall’alto sembravano distinti e separati.

    Trattamenti di dati, informazioni, comunicazioni e conoscenza

    • Posta elettronica
    • Telefonia VoIP
    • Elaborazione di documenti testuali e di fogli di calcolo
    • Elaborazione di documenti aziendali strutturati (schede anagrafiche clienti e fornitori, schede degli articoli, fatture, ddt, ordini…)
    • Stampa di etichette con codici a barre

    Gruppi

    • Direzione
    • Amministrazione e vendita al banco
    • Tecnici ed operai
    • Agenti

    Profili

    • Amministratore di Sistema
    • Manager
    • Addetto all’Amministrazione ed alla vendita al banco
    • Operatore
    • Agente

    Tracciati

    • Banca dati del gestionale e formati di interscambio via filesystem
    • Cartelle condivise nel fileserver
    • Servizio di Posta elettronica

    Altri concetti

  • Termini correlati al concetto di flusso

    Termini correlati al concetto di flusso

    [Tempo di lettura: 3 minuti]

    Il concetto di flusso è fondamentale ed è uno strumento che non può mancare nella cassetta degli arnesi di chi si occupa del Paradigma della Complessità. Potrebbe persino precedere quelli di tempo e spazio. Per studiarlo, comincio con un piccolo glossario dei termini correlati al concetto di flusso.

    A
    Affluire
    Scorrere verso un luogo.
    Archivio
    Insieme organizzato di dati di consultazione omogenei, aggiornato costantemente o periodicamente, da cui un sistema di elaborazione o di documentazione automatica può ricavare indici, tabelle, ecc. Un archivio di grandi dimensioni e accessibile a un pubblico più o meno vasto è chiamato banca dati
    C
    Condensatore elettrico
    Componente elettrico che ha la capacità di immagazzinare l’energia elettrostatica associata a un campo elettrostatico.
    Confluire
    Giungere a scorrere insieme unendosi.
    D
    Defluire
    Fuoriuscire, scorrere via, uscire.
    Diramarsi
    Dividersi in rami.
    E
    Effluire
    Scorrere fuori.
    F
    Flusso
    Movimento continuo di persone o cose (anche astratte) che susciti l’immagine dello scorrere. Insieme organizzato di dati omogenei che intervengono o sono sottoposti a elaborazione. Alta marea. scorrimento di un liquido o altro fluido su una superficie o attraverso un determinato condotto. La massa di un liquido organico in movimento nei proprî organi e vasi.
    Foce
    Il punto terminale di un corso d’acqua che s’immette nel mare, in un lago, o in un altro corso d’acqua.
    Fondo
    L’insieme dei mezzi monetari che un individuo, una categoria d’individui, un’impresa, una collettività detengono o richiedono in un dato periodo per uno scopo determinato.
    I
    Influire
    Scorrere verso un luogo. Di cosa che insieme con altra concorre a produrre un determinato effetto.
    M
    Magazzino
    Struttura logistica in grado di ricevere le merci, conservarle (stoccaggio) e renderle disponibili per lo smistamento, la spedizione e la consegna.
    P
    Punti di vista lagrangiano ed euleriano
    La misura di un flusso è una quantità soggetta a variazioni spazio-temporali, dove per spazio intendiamo un qualunque sistema costante o quasi agli occhi dell’osservatore, mentre per tempo intendiamo un susseguirsi di interazioni tra osservato ed osservatore.
    La variazione della misura può essere esaminata da un osservatore solidale allo spazio o al tempo. I due punti di vista sono, nell’ordine, quello euleriano e quello lagrangiano.
    Eulero si mette in riva al fiume ed osserva come cambiano i parametri fisici delle particelle che passano in un punto dato. Lagrange fissa l’attenzione su una particella e segue la sua evoluzione nel suo percorso.
    R
    Rifluire
    Scorrere indietro. Scorrere di nuovo.
    S
    Scorrere
    Muoversi dentro una guida, un tracciato.
    V
    Vaso di Espansione o Polmone
    Componente idraulico presente nelle caldaie per il riscaldamento domestico. Ha la funzione di contenere le variazioni improvvise di pressione del circuito evitando sbalzi e colpi d’ariete, che altrimenti dovrebbero essere assorbiti dall’impianto, con possibili danni allo stesso.

    I termini correlati al concetto di flusso sono utilizzabili in numerosissimi contesti: geografia, biologia, chimica, fisica, demografia… A riprova di quanto questo concetto sia fondamentale.

  • Google Analytics e conformità alla normativa sulla privacy GDPR

    [Tempo di lettura: 3 minuti]

    Lo scorso 9 giugno 2022, il Garante Privacy ha ammonito un’azienda, al termine di una lunga istruttoria, evidenziando un illecito che, in realtà, è estremamente diffuso, legato all’utilizzo di Google Analytics. Se anche tu ne fai uso, forse ti stai chiedendo cosa fare per assicurarti la conformità al GDPR.

    Cos’è Google Analytics?

    Si tratta di un servizio gratuito che fornisce dati statistici descrittivi sulle visite del sito Web. Per attivare il servizio, si deve inserire direttamente o indirettamente un codice nelle pagine del sito. Quando il navigatore accede ad una di esse, alcuni dati vengono inviati nei centri di elaborazione di Google. Potenzialmente, i dati possono finire negli USA dove il livello di protezione dei dati personali è inferiore a quello europeo. Purtroppo, la pseudonimizzazione è inefficace perché Google è in grado di ricostruire le parti mancanti dei dati, incrociandoli con altri, fino ad identificare il navigatore.

    Come fare a capire se il proprio sito sta utilizzando Google Analytics? Quale versione?

    1. Visita il sito Web e fai clic con il pulsante destro del mouse ovunque. Quindi seleziona l’opzione che dice “Visualizza sorgente pagina” oppure puoi anche premere direttamente la combinazione di tasti: CTRL + U.
    2. Sarai diretto a una pagina che avrà molto codice di programmazione ma non farti prendere dal panico. Premi semplicemente la combinazione di tasti: CTRL+F (per PC) o CMD+F (per MAC). Ci sarà una piccola finestra pop-up in alto a destra dove puoi cercare, ad una ad una, le sequenze di caratteri qui indicate tra virgolette: “ga.js”, “analytics.js”, “gtag.js”,

    A mano a mano che ne digiti una, verrà automaticamente evidenziata nel codice sorgente della pagina. Se ne trovi almeno un allora il sito sta usando Google Analytics.

    Che fare? Aspettare!

    Google è all’opera ed i tecnici sono in attesa di novità a stretto giro. I miglioramenti di conformità di Google Analytics 4 rispetto al GDPR sono sono descritti da Google alla voce
    “Dati e privacy incentrati sull’UE”.

    • GA4 elaborerà tutti i dati dai dispositivi finali all’interno dell’UE su server nell’UE.
    • GA4 elabora gli indirizzi IP per la geolocalizzazione, ma non memorizza più gli indirizzi IP.
    • Sarà possibile disattivare Google Signals, impedendo il collegamento con gli account Google.
    • Si potrà regolare sia la granularità dei dati geografici sia quella del dispositivo raccolti (es. risoluzione dello schermo che richiede il consenso).

    …oppure, intanto, fare quel che si può!

    Se si decide di utilizzare gli strumenti di Google, conviene senz’altro passare alla più recente versione di Google Tag Manager, con l’aiuto di un tecnico. Se si deve restare su Google Analytics, sicuramente conviene assicurarsi di essere alla versione più recente (attualmente siamo alla 4).

    Nel frattempo, per chi ha impellenze, si possono attuare queste indicazioni per ottenere la maggiore conformità possibile:

    1. Limitare la raccolta di alcuni dati (come i dati su localizzazione, dispositivo o sistema operativo) per alcune nazioni.
    2. Valutare se tutte le metriche sono necessarie alla tua attività. Se si può, si disattivi “Google Signals”, valutando attentamente le implicazioni, specie le limitazioni nell’ambito dell’ambito advertising (remarketing in base ai dati analitici, reporting degli annunci, dati demografici e di interesse, modelli di conversione, rapporti in Google Ads).
    3. Utilizzare un server proxy, evitando così il contatto diretto tra il PC dell’utente e Google Analytics.
    4. Inserire la clausola di Google Analytics 4 nella privacy policy e chiedere il consenso esplicito.
  • La verità si costruisce insieme

    [Tempo di lettura: 3 minuti]

    Le verità che conosci sono quelle che hai condiviso con altri. Non ci sono verità che conosci solo ed esclusivamente tu. Il punto di vista della singola persona non è sufficiente per produrre una verità. Può sembrare un’affermazione brutale, quasi arrogante. Però, rifletti…

    Il fatto è che la nostra percezione è condizionata da ciò che abbiamo già in mente. Per questo esistono illusioni ottiche come quella della scacchiera di Adelson.

    Puoi farlo anche tu…

    Prendi due fogli di carta, uno di carta bianca e l’altro di carta grigia. Dividili ciascuno dei due fogli in quadrati precisi e disponi i quadrati ottenuti a scacchiera, tenendo un quadrato grigio in più da parte. Poggia su un angolo della scacchiera un oggetto cilindrico con diametro grande circa come il doppio del lato dei quadrati e colloca l’illuminazione in modo che l’ombra del cilindro si proietti sulla diagonale della scacchiera. Poggia il quadrato grigio aggiuntivo su un quadrato bianco in ombra ed il gioco è fatto. Disponi l’osservatore in modo che il suo sguardo sia lungo la diagonale perpendicolare a quella dell’ombra del cilindro.

    Finché non sposti il quadrato aggiuntivo e non lo sovrapponi ad un quadrato grigio tra quelli ben illuminati, l’osservatore crederà che il quadrato aggiuntivo è grigio anziché bianco.

    È facile sbagliarsi! Finché non si cambia punto di vista, la scena è ingannevole.

    Ogni punto di vista fornisce un indizio. Cooperando, si costruisce progressivamente la verità.

    Mentre un puzzle riguarda un’immagine statica e limitata, la realtà cambia ed è immensamente più vasta delle esperienze dell’intera vita di una persona.

    Il lavorio di riflessione, comunicazione, studio etc. dura, salvo impedimenti, finché non ci sembra di aver raggiunto sufficiente capacità di predire il comportamento di ciò che stiamo cercando di conoscere.

    Principali errori

    Escludere, non ascoltare, ignorare… Siamo tentati di semplificare per prendere controllo. Finiamo con l’ingannarci, credendo di vedere legami causa-effetto che non ci sono. Si parla di pregiudizi.
    Sia chiaro: i pregiudizi sono utili quando occorre agire prontamente. Non è difficile immaginare situazioni in cui tardare a reagire può condurre a conseguenze peggiori di quelle incorse prendendo una decisione imprecisa o sbagliata.
    Fissarsi su un’interpretazione è normale. Se durante una travagliata discussione o riflessione si finisce per tornare su una stessa posizione, si tende a concludere che tale posizione è corretta. Però si può incappare in un auto-inganno: possiamo aver ripetuto lo stesso errore, anche da percorsi differenti! L’effetto di ri-conoscere la posizione assomiglia purtroppo alla sensazione di aver avuto un’intuizione. Occorre dunque provare a smuoverci dalla fissità, scuoterci introducendo nei nostri pensieri personali o condivisi un elemento esterno, nuovo: uno stimolo creativo.

    Tra il pregiudizio e la verità si sviluppa la dinamica della riflessione e della comunicazione

    Attraverso la comunicazione e la riflessione, il modello che ci siamo fatti in testa interagisce virtualmente con la realtà. Cosa succederebbe se bevessi del detersivo? Posso conoscere la risposta studiando o parlando con qualche esperto, non serve provare direttamente!!! Che io provi direttamente o che io sfrutti le esperienze di altri, in qualche modo ho messo a sistema la mia rappresentazione mentale con la realtà.
    Ecco spiegato perché le verità che ci sembrano più vere sono quelle espresse con numeri e formule: la matematica è ciò che conferisce il sapore di esattezza alle cosiddette scienze esatte. Il suo linguaggio è convenzionale e condiviso in modo amplissimo, tanto da superare le ambiguità degli schemi linguistici delle lingue naturali.

    In conclusione, possiamo dire che persino la matematica è un’opinione, solo che è la più condivisa in assoluto!

  • Trasformazione digitale: come cominciare bene grazie ai casi d’uso ed alle ontologie

    Trasformazione digitale: come cominciare bene grazie ai casi d’uso ed alle ontologie

    [Tempo di lettura: 3 minuti]

    La trasformazione digitale è un processo di cambiamento aziendale che impatta sull’organizzazione. Nelle PMI, se ben condotta, aumenta il senso di coinvolgimento del personale ed è un’occasione per chiarire ruoli e mansioni e per sistemare prassi non ben definite.

    L’importanza dei casi d’uso nella trasformazione digitale

    I casi d’uso sono descrizioni sintetiche di come un’unità organizzativa o un singolo utente di un certo tipo interagisca con il sistema informatico aziendale per raggiungere i propri scopi. Solitamente si usano dei semplici diagrammi conformi al linguaggio visuale UML, indicanti i vari tipi di soggetti, detti: “attori”, ed i loro rispettivi obiettivi. A livello testuale, si aggiungono poi degli elenchi, da mantenere sulla decina di voci, che illustrano i principali passi che l’attore deve compiere. Si distingue uno scenario principale da qualche altro scenario alternativo, evitando diramazioni all’interno degli scenari.

    Un aspetto molto interessante dei casi d’uso è che si possono organizzare in livelli. Essi possono essere fatti corrispondere a livelli decisionali aziendali. Il livello base è detto livello utente o livello del mare, ed è quello focalizzato sugli obiettivi operativi della singola persona. Se si sale di livello, si passa agli obiettivi tattici delle unità organizzative (uffici e reparti) e poi ancora al livello strategico. Se, invece, dal livello del mare si scende, si passa al livello attuativo dello sviluppo software o addirittura, al massimo della profondità, al livello del singolo frammento di software.

    Ovviamente, è fondamentale mantenere la coerenza tra casi d’uso di livelli differenti.

    Per evitare dispersione in dettagli inutili senza perdere accuratezza, una buona analisi basata sui casi d’uso è reattiva e mirata. Per reattiva intendiamo dire che l’analisi procede dai livelli alti ai livelli bassi ma i livelli bassi forniscono indicazioni di fattibilità ed efficienza utili nell’assestare i livelli alti. Per mirata intendiamo dire che nella maggior parte dei casi non occorre scendere sotto il livello del mare.

    L’importanza delle ontologie nella trasformazione digitale

    I vari tipi di attori ed i loro obiettivi, rappresentati nei casi d’uso in UML, costituiscono una forma di rappresentazione della conoscenza aziendale. Più precisamente, si tratta di una rappresentazione che l’azienda fa di sé stessa. Questa è la base dell’intelligenza aziendale, come l’auto-coscienza lo è per le persone.

    A loro volta, attori ed obiettivi vengono descritti a partire da altri concetti aziendali. Molti di essi sono comuni, come: “fattura”, mentre altri sono specifici di settore (es. “mandato di importazione”) o addirittura fanno parte di ciò che rende l’azienda unica ed irripetibile (es. “brevetto N° XYZ”).

    Definire con chiarezza i concetti della conoscenza aziendale consente di concertare cambiamenti e sviluppare procedure organizzative e software. Si parla allora di ontologie, cioè di raccolte di definizioni di concetti e dei legami, di vario tipo, che ci possono essere. Per esempio, il legame fase / progetto è di tipo meronimo / olonimo (la fase è parte del progetto), mentre il legame prodotto finito / prodotto è di tipo iponimo / iperonimo (prodotto finito è più specifico di prodotto).

    Perché usare casi d’uso ed ontologie nella trasformazione digitale?

    Quando vale la pena investire energie nella redazione dei diagrammi dei casi d’uso o delle ontologie?

    Più l’ambito di conoscenza delle persone è eterogeneo, più è utile un’ontologia condivisa. Essa funge da contratto scritto multilaterale su come usare i termini che servono per descrivere l’organizzazione e la sua attività. Può non essere così importante il numero delle persone coinvolte. Conosco dall’interno un caso estremo: è quello di ORA – Orientamento Relazione Ascolto, un gruppo di consulenti che si occupano ciascuno di ambiti completamente diversi: organizzazione, finanza, legge, fisco, marketing, psicologia del lavoro, mediazione relazionale etc.

    Definendo un’ontologia, le persone riescono a trasmettere conoscenza in modo esplicito e si apre lo spazio alla gestione del cambiamento proteggendo la preziosa complessità dell’organizzazione, senza pericolose semplificazioni.

    Grazie all’ontologia, i casi d’uso saranno definiti con chiarezza ed il processo di cambiamento in ordine alla digitalizzazione sarà partecipato, esaltando gli aspetti caratterizzanti dell’organizzazione – quelli che tipicamente si manifestano in valore aggiunto, economicamente misurabile.

  • Introduzione al paradigma della complessità

    [Tempo di lettura: 2 minuti]

    Cos’è il paradigma della complessità? Da dove cominciare per studiarlo? Cosa leggere, quali video guardare? Con chi confrontarsi? A cosa serve? Come utilizzarlo nel lavoro, in famiglia, in comunità, in società? Che rapporto c’è con l’approccio olistico?

    Cos’è il paradigma della complessità?

    Un paradigma del pensiero scientifico è costituito da regole metodologiche, modelli esplicativi, criteri di soluzione di problemi. Una rivoluzione scientifica è un cambio di paradigma. Le nuove mentalità o paradigmi cognitivi sono indotte dalle rivoluzioni scientifiche, si pensi alla teoria della relatività e al relativismo.

    L’ultimo paradigma è quello della complessità.

    Il paradigma della complessità, come l’approccio olistico, rifiuta l’idea semplicistica secondo la quale un sistema si spiega come semplice somma delle parti. Gli intrecci tra le parti del sistema rendono il tutto superiore alla somma delle parti. La vita, per esempio, non si può spiegare come semplice composto chimico ma è organizzazione, è uno schema che tende a conservarsi e replicarsi.

    In più, rispetto all’approccio olistico, il paradigma della complessità fa entrare in gioco il rapporto tra osservatore ed osservato, ammettendo la possibilità di modellare anche quando il controllo dell’osservatore non è completo. Un sistema in cui le parti interagiscono tra loro può essere complicato ma, finché l’osservatore ritiene di averne il controllo completo, non varca la soglia della complessità.

    Materiali per iniziare comprendere il paradigma della complessità

    woman in white long sleeved shirt holding a pen writing on a paper

    Pagine Web da leggere

    woman in brown scoop neck long sleeved blouse painting

    Dipinti

    Di fronte a molte delle opere di Pollock o Kandisky, il cervello non è in grado di riconoscere caratteristiche pre-codificate: non focalizza l’oggetto.

    pexels-photo.jpg

    Video

    pile of books

    Libri

    • Auto-organizzazioni di Alberto F. De Toni, Luca Comello, Lorenzo Ioan
    • Nexus si Mark Buchanan
    • Visual Complexity di Manuel Lima
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  • Principi Generali della Teoria dei Flussi

    [Tempo di lettura: 3 minuti]

    Premessa

    Avvertenza: questo articolo è in continua revisione. La Teoria dei Flussi è in allestimento e, probabilmente, resterà tale per anni. I principi generali, inizialmente si formulano in modo approssimativo e sovrabbondante; quindi si selezionano e si consolida ciò che resta alla prova dei fatti. Se non ci fosse questa retroazione tra riscontri pratici e principi generali, l’evoluzione della stessa TdF sarebbe priva di intelligenza.

    I meta-principio della Teoria dei Flussi: l’evolversi della TdF stessa è un flusso e comporta retroazioni nel proprio interno.

    Quando si modellano concetti così fondamentali, è facilissimo cadere nella trappola della definizione circolare. Ecco un esempio. Proviamo a definire: “sistema” seguendo la via dei dizionari linguistici.

    Sistema = connessione di elementi in un tutto organico e funzionalmente unitario.

    Elemento = ciascuna delle parti che concorrono a formare un tutto organico.

    Si vede subito che la prima definizione dipende dalla seconda che dipende dalla prima, quindi in totale non abbiamo definito un bel niente.

    Per non cadere in trappola, dovremo cercare di definire concetti spiegando come si usano nei ragionamenti, secondo lo stile assiomatico: si parte dal presupposto di un linguaggio semplice e chiaro, dato per scontato, si aggiungono nuovi termini e si formulano assiomi, cioè proposizioni o schemi di proposizioni ritenuti sensati.

    Principi

    1. Il pensiero è un flusso. Ciascun pensiero è un flusso. Ciascuna cosa pensata da chiunque è un flusso.
    2. Il passare del tempo soggettivo è lo scorrere dei pensieri rispetto a quello delle percezioni sensoriali.
    3. Un flusso è oggettivo se e solo se è identificabile da chiunque. Necessariamente, sono coinvolte delle percezioni.
    4. Il tempo oggettivo è lo scorrere del tempo di tutte le persone, coordinato tramite convenzioni sulla base delle percezioni sensoriali.
    5. I flussi di conoscenza analitica confluiscono nel flusso di conoscenza complessivo. Il flusso complessivo di conoscenza defluisce in flussi di conoscenza analitica.
    6. L’attenzione è limitata: si seleziona una parte di tutto ciò che percepiamo o immaginiamo e si ragiona su quella. Concentrarsi comporta trascurare ciò che non è attenzionato. Ampliare la prospettiva comporta trascurare dettagli.
    7. Porre attenzione è selezionare. Ciò che descriviamo e modelliamo è ciò che percepiamo di ciò che sta nello spazio informazionale selezionato.
    8. Input e output sono flussi. L’esecuzione di un programma inizia e termina senza memoria. Noi potremmo accumulare i flussi input e album e farli retroagire con il flusso esecutivo. Semantica tra logica di flusso esecutivo e logica di algoritmo.
    9. I dati sono flussi e i programmi sono dati. I dati possono essere incerti, correlati, intrecciati… quindi anche i programmi.
    10. Il pensiero è il risultato di un interferenza, non può che essere ologrammatico. Quando mi assopisco, l’intensità di ciò che penso viene meno; riducendo la luce, ricevo meno stimolo visivo ed aumenta l’incertezza, la stabilità dell’interpretazione delle immagini che mentalizzo.
    11. La determinatezza di un dato corrisponde all’intensità del suo afflusso esecutivo.
    12. Contare presume distinguere ma talvolta le forme percepite fluttuano, i loro contorni sono parzialmente indistinti. In quale momento della mitosi la cellula è diventata due cellule? Per il libro della Genesi, l’uomo è immagine di Dio da solo o solamente quando è in relazione (a sua immagine lo creò, maschio e femmina li creò)? La fluttuazione può essere in ciò che osservo o nel mio osservare, non importa. Fintantoché c’è fluttuazione, l’interazione con le parti è anche interazione col tutto e viceversa.
    13. All’estremo, flussi con i quali si interagisce con tutti loro o con nessuno di loro sono totalmente confondibili. Questo misura l’unione di una coppia di sposi.
    14. Il fenomeno del collasso degli stati nel momento della valutazione o misura avviene quando si cristallizza la scelta valutativa, quando si astrae, quando si passa da una logica in cui si hanno entità solidali i cui legami sono fuori controllo ad una in cui è tutto esplicito. Questa è l’essenza della semantica, nel bene e nel male. Questo va formalizzato definendo una semantica tra logica di base e logica classica.
    15. Il concetto di determinatezza di un flusso si concretizza con l’omogeneità delle interazioni con tale flusso.
    16. Nella logica dei livelli di astrazione, l’energia di un flusso concreto può essere diffusa in tanti flussi ed emergere come energia di un flusso astratto. Così la persona consacrata trasfigura la sua energia relazionale. Così ha senso l’esclusività del rapporto nuziale.
  • Pensiero e Percezione

    [Tempo di lettura: 2 minuti]

    I cervelli delle persone, sebbene siano unici, hanno in comune le leggi biologiche e quelle dell’attività bio-neurale. Non so se, qualora fossimo capaci di riprodurre atomo per atomo la configurazione di un cervello, si possa clonare la mente ma sicuramente le menti possono condividere pensieri (nel senso di pensare pensieri analoghi) grazie alle basi materiali ed esperienziali comuni ed ai linguaggi. Non ci sono prove scientifiche di eventi telepatici, che io sappia. Dunque si può presupporre che ogni mente abbia un’intimità inaccessibile. Questo fatto lascia la porta aperta al libero arbitrio, all’anima ed alla metafisica in generale. Soprattutto, traccia una linea di confine oltre il quale non portare le riflessioni sulla Teoria dei Flussi, almeno nella fase della loro fondazione.

    La forma di pensiero più facile da condividere (nel senso sopra specificato) è la percezione.

    Le percezioni si manifestano nella mente ma sono flussi di informazione originate dai sensi. Parlandosi, tutte le persone che guardano il cielo limpido converranno che esso è celeste, eventualmente traducendo dalle varie lingue. Se la conversazione prosegue, ciascuno potrà arricchire la propria percezione con le sfumature dipinte dai pensieri degli altri. Se l’osservato non è qualcosa di molto semplice, però, scopriamo molto prima la bellezza del confronto.

    Volendo fondare una Teoria, devo aver chiaro che essa ha natura convenzionale: è vera nella misura in cui tante persone ci credono, ovvero rilevano corrispondenza tra pensieri formulati nella Teoria e pensieri indotti dalla percezione della realtà.

    Anziché nello spazio sociale / relazionale, si potrebbe ritenere vera una Teoria basandosi sul tempo: per una singola persona, la Teoria è vera nella misura in cui riesce a spiegare molte sue esperienze.

    Per “credere” e “spiegare” possiamo intendere: “formulare modelli predittivi efficaci”.

    Questa breve riflessione serve per fissare un punto molto semplice: le percezioni sono pensieri, si manifestano nella mente e si possono trasmettere da mente a mente linguisticamente in modo approssimativo. La mente è il luogo in cui, tra le altre cose, si rappresenta la realtà.

    Veritas est adaequatio intellectus et rei

  • Dal concetto di insieme a quello di flusso

    [Tempo di lettura: 2 minuti]

    Insiemistica è un termine matematico che fa pensare solamente agli insiemi ma, in realtà, tratta la relazione tra insieme ed elemento, tra pluralità ed individualità. Tutta la matematica si fonda sulla teoria degli insiemi, così com’è stata formulata da Zermelo e Fraenkel nel 1908 (v. Teoria degli insiemi di Zermelo-Fraenkel). Essa consiste solamente in una decina tra assiomi (affermazioni assunte come vere) e schemi assiomatici (regole utilizzabili al contempo sia per costruire assiomi sia per controllare se un’affermazione è un assioma).

    Gli assiomi si esprimono in termini di “insieme”, “elemento”, “appartenenza” e di connettivi logici.

    Ecco per esempio l’assioma di estensionalità: “Due insiemi sono uguali se e solo se hanno gli stessi elementi”. Esso definisce un criterio preciso per stabilire se due insiemi sono uguali o no.

    La realtà ci pone spesso di fronte a situazioni in evoluzione, confuse o, addirittura, sfuggenti, nel senso che ciò che osserviamo richiede strumenti più rapidi, precisi o meno invasivi di quelli che abbiamo a disposizione.

    Nelle situazioni complesse, farebbe comodo un aiuto da parte della matematica: dov’è applicabile, trasforma ciò che è complesso in complicato e quindi, se ci si applica con pazienza e strumentazione adeguata, controllabile. Invece, salta uno degli assiomi di ZF, spesso proprio l’assioma di estensionalità, e l’intero apparato matematico non è più applicabile. Non è un peccato?

    Armati di una certa caparbietà, scienziati ed ingegneri si adoperano per far rientrare dalla finestra la matematica uscita dalla porta, per così dire. Si ricorre alla topologia, alla teoria della misura etc. e, al prezzo di utilizzare formalismi piuttosto pesanti, in qualche modo si riesce a mettere in piedi un qualche sistema di calcolo.

    E se invece…

    E se, invece, passassimo dal pensiero insiemistico, che presuppone un livello di controllo pressoché assoluto, ad un pensiero in cui ci sia spazio per la complessità? In cui si accetta di perdere un pochino il controllo? In cui non tutto è immutabile, non tutto è esplicitabile?

    L’idea che ho in mente è di candidare il concetto di flusso come base per una qualche entità simile alla matematica.

    Il flusso va concepito, a mio avviso, come qualcosa che emerge nella dinamica osservato – osservatore. L’osservatore che costruisce o rifinisce la rappresentazione dell’osservato, distingue parti di questo, nel suo evolversi. Si noti come questa concezione comprenda il tempo. Più precisamente, il tempo potrebbe risultare – è un’ipotesi di lavoro – come proprietà emergente della suddetta dinamica.

    Ragionando in modo molto grossolano in vari settori del sapere, potrebbe funzionare:

    • Che cos’è che è al contempo un’onda ed una particella? Un flusso!
    • Se al posto di trattare la relazione tra due categorie di entità condannate ad esistere su piani separati (insiemi ed elementi), trattiamo la relazione parte-tutto nel mondo dei flussi ecco che trova spazio l’approccio olistico / olonico.
    • Se si congela il tempo e se si fissa il livello di precisione dell’osservatore, i flussi sono riducibili ad elementi ed insiemi.
    • L’informazione è un flusso, quindi formalizzare il concetto di flusso può aiutare a fornire un fondamento alla Teoria dell’Informazione.
    • Il pensiero è flusso. Il linguaggio comunica pensiero: trasmette flusso.
    • Nei linguaggi formali, anche informatici, i segni per variabili indicano flussi di dati o di incognite.

    Questa ricerca va sviluppata lungo tre direttrici: realtà, intelletto e verità nel senso di adaequatio rei et intellectus. La prima direttrice è quella della raccolta di esempi in base ai quali definire i concetti che ci servono; la seconda si occupa del formalismo, della codifica in linguaggio e convenzione; la terza è quella dell’applicazione del modello concettuale formalizzato, in modo da validarlo o perfezionarlo.